Domenica 1 Ottobre nel nostro nuovo spazio di via P. Cartoni, abbiamo lavoato sulle favole ed anche io mi sono cimentata nell'intento prendendo spunto da una immagine una tavolozza di colori eccovela la condido con voi:
IL PAESE DEI COLORI
C'era una volta il paese dei colori. I colori andavano d'accordo e giravando il mondo, il giallo del sole, l'arancione delle carote, il verde del prato,l'azzurro del cielo il nero del catrame danzavano insieme. Si ritrovarono anche nel mare, nei fiori, lassù nel cielo, "che bello!" esclamarono "vivere insieme". Ma un giorno, nel paese del colore venne una strega, e volle togliere la gioia a quel paese, facendo diventare tutto in bianco e nero. Allora, cadde una fuliggine dal cielo, che diventà grigio
grigio e la fuliggine copri tutto il prato era nero, ogni cosa era nascosta, come sotto una grande coperta.
I colori si sentivano soffocati non potevano più esprimersi e questo li rattristò
molto.
Una sera accadde allora, che colori si incontrarono, su una tavolozza e
poterono quindi vedersi. "Che bello!" essere qui gridò il giallo e il verde "mi sento
proprio bene!" E disse "Che possiamo fare affinché anche gli altri provino le
stesse cose? Innanzitutto questa gioia?"
In quel mentre, arrivarono le amiche nuvole, allora i
colori cominciarono a chiamarle, volevano essere visti da loro ed aiutati.
Gridarono:"amiche nuvole ascoltate abbiamo bisogno di voi!" i giorni passavano. Ma
loro non si accorgevano dei colori, che tristi continuavano a gridare e a
giocare tra di loro sulla tavolozza.
Saltavano e si incontravano mischiandosi
tra loro, il giallo col blu diventò verde. Il rosso col nero Diventò marrone. Il
bianco con il rosso diventò Rosa e così via.
Si divertirono da matti, volevano che
nel paese tornasse la gioia, perché erano tutti tristi nel grigio dei giorni che
passavano. Ma poi venne un giorno, un dolce vento che si alzò, era il maestrale, che
comincio a soffiare a soffiare portando via la polvere. Le nuvole si accorsero
delle grida dei colori e cominciarono a piangere perché erano lontane. L'acqua
calde via copiosa e portò via sia la polvere che la fuliggine. I colori
finalmente tornarono a splendere. La strega maligna fu catturata dall'acqua, che
la porto al mare, la imprigionò per sempre. Finalmente nel paese del colore tornò la gioia e
colori insieme fecero un bell' Arco nel cielo, per essere visti da tutto il paese
ed abbracciare il mondo e vissero tutti felici e contenti.
SCRITTA DA : Rita Pascucci
giovedì 19 ottobre 2017
venerdì 28 luglio 2017
Continuando a camminare
"Io ero un cacciatore e sapevo leggere le insidie della montagna, ma quei posti abruzzesi... boh! Cercammo un bivacco per nasconderci di giorno, dormire un po, cercare qualcosa da mangiare; vedemmo una stalla da lontano con un' anziana signora che stava coltivando la terra. Io mi feci coraggio e la raggiunsi, sembrava mia madre, vestita di nero, sudata. Mi vide da lontano insieme ai miei compagni di viaggio e ci accolse in casa.
Ci scaldò l' acqua per farci lavare, ci scodellò la zuppa di rape e farro che bolliva nel paiolo.
Era vedova. Ci fece cambiare , buttammo le divise da militari nel fuoco e ci fece vestire con gli abiti del marito, vecchi e rappezzati, ma puliti di bucato e profumati di casa. Mangiammo, dormimmo ed al tramonto lasciammo la casa con le bisacce piene di pane fresco, formaggio e vino.
Ci indicò la strada per arrivare presto alla Maiella, passando per sentieri conosciuti solo ai pastori ed ai partigiani. Ci disse dove rifugiarci se avessimo incontrato la neve....
La sua voce... la sento ancora, e prego per lei, ormai sono passati tantissimi anni... la rincontrerò in Paradiso", fissava la finestra oltre il vetro. "Come va' papà?" " Bene, stavo riflettendo sulla vita" "Ah, sei diventato filosofo..." "No. Sono diventato vecchio!"
Da "Pane e cipolla" scritto da Maria Pascucci
Ci scaldò l' acqua per farci lavare, ci scodellò la zuppa di rape e farro che bolliva nel paiolo.
Era vedova. Ci fece cambiare , buttammo le divise da militari nel fuoco e ci fece vestire con gli abiti del marito, vecchi e rappezzati, ma puliti di bucato e profumati di casa. Mangiammo, dormimmo ed al tramonto lasciammo la casa con le bisacce piene di pane fresco, formaggio e vino.
Ci indicò la strada per arrivare presto alla Maiella, passando per sentieri conosciuti solo ai pastori ed ai partigiani. Ci disse dove rifugiarci se avessimo incontrato la neve....
La sua voce... la sento ancora, e prego per lei, ormai sono passati tantissimi anni... la rincontrerò in Paradiso", fissava la finestra oltre il vetro. "Come va' papà?" " Bene, stavo riflettendo sulla vita" "Ah, sei diventato filosofo..." "No. Sono diventato vecchio!"
Da "Pane e cipolla" scritto da Maria Pascucci
venerdì 9 giugno 2017
Mare...il ritorno
Come è bello stare qui di sera, seduta sulla riva del mare, che si sta calmando baciato dal sole che tramonta in silenzio. Il respiro delle onde entra in me, come una carezza tenera e decisa, va in sincrono col ritmo del mio cuore...
Nel silenzio della sera che scende piano, una nave è li,,,appare adagiata sull'orizzonte, sulla linea di confine tra mare e cielo. Ferma come un gigante che guarda da lontano i nostri piccoli corpi, abitanti di un mondo troppo rumoroso, perché possiamo apprendere la forza del silenzio della notte che arriva.
Si riposa come un gigante stanco, così, sospesa, tra la realtà della terra, coperta dal mare ed il cielo, solcato dai voli leggeri dei gabbiani e degli aquiloni dei bambini.In tanti passano offrendo un abbraccio di peluche.
La luce ed il caldo dolce della sera è quasi il bacio del sole che saluta stanco, alla fine di un' altra giornata.
Io al centro di questo quadro multicolore, che a quest' ora diventa un argenteo monocolore, assisto basita.
Da: "Esperienze e fenomeni" scritto da Maria Pascucci
Nel silenzio della sera che scende piano, una nave è li,,,appare adagiata sull'orizzonte, sulla linea di confine tra mare e cielo. Ferma come un gigante che guarda da lontano i nostri piccoli corpi, abitanti di un mondo troppo rumoroso, perché possiamo apprendere la forza del silenzio della notte che arriva.
Si riposa come un gigante stanco, così, sospesa, tra la realtà della terra, coperta dal mare ed il cielo, solcato dai voli leggeri dei gabbiani e degli aquiloni dei bambini.In tanti passano offrendo un abbraccio di peluche.
La luce ed il caldo dolce della sera è quasi il bacio del sole che saluta stanco, alla fine di un' altra giornata.
Io al centro di questo quadro multicolore, che a quest' ora diventa un argenteo monocolore, assisto basita.
Da: "Esperienze e fenomeni" scritto da Maria Pascucci
martedì 31 gennaio 2017
C'era una volta un pezzo di legno....
Ero molto piccola e non amavo mangiare, facevo mille storie, non mi piaceva nulla, una disperazione per la mia mamma che trascorreva ore in cucina per preparare un pranzo che regolarmente rifiutavo di mangiare. Le settimane scorrevano tra estenuanti trattative e promesse di regali pur di vedere il mio piatto vuoto. Con lei andavamo spesso ai giardini a vedere i poni, osservavamo i formicai d' estate ed io immaginavo le case delle formiche, mi sembrava quasi di vederne i visi, le armature, gli strumenti del mestiere. Osservavo le farfalle volare, ascoltavo gli uccellini cantare. Sprofondavo nei suoi abbracci e nel profumo di borotalco.
Poi arrivava il sabato, il mio papà non lavorava e il pranzo si trasformava in una magia, mangiavo di tutto senza fare storie...il suo segreto era nel racconto sempre nuovo della storia di Pinocchio, che si arricchiva di particolari inediti, di avventure nuove non scritte nella storia originale di Collodi.
La domanda prima dell' inizio di questo viaggio nella fantasia, seduta sulle ginocchia di mio padre era: "...Allora, dove eravamo rimasti?". La mia fantasia e quella dfi papà si intrecciavano, Pinocchio ha visitato il Paese dei Campanelli, dove ha conosciuto l' anatra che aveva le piume che profumavano di mandadino, ha bevuto alla fontana Riccoco', da dove scorre il latte di mandorle zuccherato, ha dormito sotto il pesco all' "incontrario", dove le pesche si raccolgono alle radici, dove incontri tanti tipi strani.
Ne abbiamo fatta di strada insieme a Pinocchio sulle ali della fantasia, tanto da farne "la storia" della mia vita.
Se ripenso all' infanzia, non posso fare a meno di entrare in quel mondo pieno di zucchero filato, accanto al mio papà ed alla mia mamma. Nel frattempo sono arrivati mia sorella ed i miei fratelli e vuotare il piatto era segno di primato. Le cose cambiano ed anche noi cambiamo.
Maria Pascucci
Poi arrivava il sabato, il mio papà non lavorava e il pranzo si trasformava in una magia, mangiavo di tutto senza fare storie...il suo segreto era nel racconto sempre nuovo della storia di Pinocchio, che si arricchiva di particolari inediti, di avventure nuove non scritte nella storia originale di Collodi.
La domanda prima dell' inizio di questo viaggio nella fantasia, seduta sulle ginocchia di mio padre era: "...Allora, dove eravamo rimasti?". La mia fantasia e quella dfi papà si intrecciavano, Pinocchio ha visitato il Paese dei Campanelli, dove ha conosciuto l' anatra che aveva le piume che profumavano di mandadino, ha bevuto alla fontana Riccoco', da dove scorre il latte di mandorle zuccherato, ha dormito sotto il pesco all' "incontrario", dove le pesche si raccolgono alle radici, dove incontri tanti tipi strani.
Ne abbiamo fatta di strada insieme a Pinocchio sulle ali della fantasia, tanto da farne "la storia" della mia vita.
Se ripenso all' infanzia, non posso fare a meno di entrare in quel mondo pieno di zucchero filato, accanto al mio papà ed alla mia mamma. Nel frattempo sono arrivati mia sorella ed i miei fratelli e vuotare il piatto era segno di primato. Le cose cambiano ed anche noi cambiamo.
Maria Pascucci
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