Iride la nostra storia

Iride la nostra storia
la nascita

COLORI...

Tra mille gocce di rugiada

eterea speranza che si innalza

come nebbia

nelle mattine d' aprile,

incontro i tuoi occhi,

vedo luce senza fine...

Mi nascondo sotto la tua calda ala,

gioco che si fa vivo calore,

passione senza eguali....

La tua mano che mi accoglie,

come cucciolo smarrito,

Il mio racconto dei colori

della mia pallida vita

sono vita anche per te!

E tu sei dietro me,

sorreggi il mio passo,

illumini il cammino

come lampada, come specchio

in cui la mia immagine si riflette

e si illumina!

lunedì 8 febbraio 2016

IL DIARIO DEI PENSIERI CUPI

Da quando ho iniziato il mio percorso “Infortunio-Malattia”, ho iniziato a tenere un doppio diario, uno in cui ho scritto i miei pensieri di gratitudine ed un altro,in cui scrivo regolarmente, perché ahimè sono di più, i “pensieri cupi”, cioè i pensieri  scuri, le cose che non vanno bene, che non mi fanno essere serena, quelle che girano e rigirano nella mia testa, scrivo le mie paure, le ansie che ho, proprio nello spirito che mi hanno insegnato Francesca e Leo “Accogli …. Osserva …. lascia andare”.
Accolgo il mio pensiero cupo, lo scrivo con benevolenza, poi lo osservo scritto sul foglio, lo leggo e lo rileggo…. E lo lascio andare, chiudendo il quaderno.E’ quasi terapeutico,  mi alzo dal mio tavolino con meno peso sul cuore, e con la mente libera, almeno in parte, per accogliere un altro pensiero, che spesso non è neppure cupo. Il mio DIARIO DEI PENSIERI CUPI sta diventando il mio migliore amico in questi giorni, la spalla “sana” su cui mi appoggio, per raccontare e accogliere quello che mi pesa.

domenica 17 gennaio 2016

MADRE GUERRIERA

I miei figli sono lontani, dentro i miei pensieri ed i miei desideri, una moltitudine di figli che hanno succhiato al seno del mio amore, che mi hanno dato in cambio solitudine … ho disposto sull’uscio della mia capanna l’ ascia di guerra, ora voglio riposare un po’, qualche ora, qualche giorno, lontano … voglio restare a guardare l’ aquila, che vola regina delle altitudini, che con grandi cerchi nel cielo, cerca correnti ascensionali per poi tornare in picchiata a colpire la sua preda, un dono immenso e prezioso per i suoi figli, che attendono nel nido. Mai io ho potuto  raccogliere un frutto della terra, per donalo a loro, i miei figli, restati nel limbo dei miei desideri, mai… Ma guerriera ho combattuto perché tutti i figli del mondo , potessero avere quel cibo, quell’ amore che sgorga abbondante dal seno della mia anima. L’ ho voluto con tutte le mie forze illuminando il mio sguardo, quando felice ho visto succiare al seno della mia anima, creature inermi, bisognose che si sono sfamate all’ abbondanza del mio amore. Ma ora la spada è distesa, l’ ascia è qui, che chiede riposo. Il mio braccio ancora forte vorrebbe riprendere la battaglia … Ma contro chi? Chi è il mio nemico? Sono qui sola, in compagnia dei miei avi, ascoltando potente e forte la voce del vento. Mi rialzo immersa nella natura, ascolto il grido dell’ aquila madre, vedo vicino a me il mio cavallo, il mio cane che latra al sole che nasce. Sono pronta, con la spada lucidata al mio fianco, l’ ascia salda nella mia mano ed una forza nuova che impone di riprendere il cammino!

“Questa composizione la ho scritta durante un workshop  di scrittura creativa nella mia preparazione al counselling artistico, dopo una meditazione  sugli archetipi  femminili ”

domenica 10 gennaio 2016

LA SCRITTURA CREATIVA COME INCONTRO CON SE?



Ho incontrato molte volte persone che mi hanno confidato di voler raccontare la propria storia dicendomi che è simile ad un romanzo, formata da capitoli unici e particolari. Ho incontrato persone che hanno raccontato le loro storie in modo entusiasta, altre che invece si sono vergognate, ma che nella narrazione hanno ritrovato il senso perduto, altre che raccontando il proprio percorso di vita e della propria famiglia, hanno riposizionato nella giusta posizione i tasselli del mosaico, per dare alla loro esistenza un’ armonia che non credevano più di possedere. La scrittura creativa è  un modo per raccontare le proprie esistenze anche scrivendo cose apparentemente senza senso, poesie astratte, haiku, racconti fantasy, in cui la persona,  raccontando qualcosa che apparentemente non dice nulla della vita di chi scrive, racconta la propria storia, in un percorso interiore che porta all’incontro con se'.

RICORDI

Un vento caldo accarezza la mia faccia,
una brezza,
che porta con se un profumo di mare, di cielo blu,
contrastato da nuvole blu chiare, mi raccontano di te,
del mio abbraccio, de
l mio sonno perduto pensandoti....
della mia nostalgia.
Ripercorro con la mia mente
le strade percorse con te,
l' ombra cercata,
sotto alberi verdi,
il canto delle cicale.
Un abbraccio perduto...
un sogno, sei tu!

domenica 3 gennaio 2016


IO, IL DOLORE ED I MEDIATORI ARTISTICI (una riflessione sulla disabilità temporanea e sul dolore)

 

“E’ bello poter leggere racconti scritti nei corpi altrui, nelle anime, nei cuori di chi cammina a fianco a noi nella vita, per scelta o per caso, per incontri fugaci ai crocicchi delle strade, sulle strisce pedonali, negli autobus di città. Oppure seduti  davanti a noi, mentre raccontano la loro versione della storia”. Noi operatori di aiuto (medici, psicologi, counsellor…) non possiamo fare altro che ascoltare ed immaginare… comunque è sempre interessante incamminarci  nei sentieri dei mondi diversi di ognuno di noi. Raccontare e raccontarsi è un percorso che va da fuori a dentro di noi, che porta alla conoscenza di strade ed orizzonti altri. Lo spunto per questa riflessione viene dalla risposta che ho dato ad un post pubblicato su un social nework, ad uno psicologo, che proponeva un wokshop sul lavoro con il corpo, interessante per me in questo momento specifico della mia vita, ma a cui comunque non avrei potuto partecipare. La Gestalt non mette mai in secondo piano il lavoro con il corpo, che è il contenitore dentro cui si rivela l’ anima.  Proprio dagli atteggiamenti , dai movimenti e dalle reazioni del corpo alle emozioni scaturisce un linguaggio, una “lingua” direi, specifica ed unica per ognuno di noi. Per contro, le emozioni possono scaturire da alterazioni corporee, come reazione a situazioni di malfunzionamento fisico, come  causa di una patologia tra i cui sintomi ci sono dolore somatico ed impotenza funzionale. L a paura e la rabbia, ecco le emozioni che maggiormente sono riscontrabili in situazioni del genere,  l’ impotenza nella loro gestione e nella gestione del corpo direttamente coinvolto nella situazione dolorosa. E’ proprio in questo momento, quando l’ impotenza funzionale puramente fisica e quella dell’ anima si incontrano, si aprono le porte ad emozioni come rabbia e paura; la rabbia per un  incidente occorso, caduto improvvisamente sulla quotidianità, che sovverte le aspettative ed i piani già avviati, sulle nostre azioni che diventano limitate e subordinate all’ aiuto degli altri, disponibili a portarne il peso. La paura invece è per il futuro,  per la lunghezza del periodi di disabilità e per  la sua possibile permanenza. Ecco allora che si modifica il fraseggio fisico, l’ alfabeto del corpo cambia, si delineano chiaramente messaggi del corpo stesso, che nel dolore vuole inviare all’ esterno, in quella che ha tutte le caratteristiche di una richiesta di aiuto. Il volto cambia l’ espressione, si fa sofferente, il corpo si chiude, quasi a proteggere con il residuo delle energie possedute, ciò che resta delle emozioni e delle sensazioni positive. Ci si chiude come un riccio e le spine esterne, espresse con  l’ aggressività, il pianto ed il  lamento, l’ espressione verbale del dolore percepito, diventano una richiesta fatta a voce alta, una sorta di pretesa, che tutti quelli che sono altro da noi, ci forniscano aiuto, in ascolto e con i farmaci per la risoluzione anche solo temporanea del dolore, recando un sollievo, un respiro, una sorta di interruzione della catena del dolore. Io da medico al momento infortunata, sono entrata in  “simpatia”  nel significato di confluenza, e non “empatia” con i pazienti, anche loro nella spirale del dolore: come loro, in questo momento sento che il “mio”  dolore è grande, più grande rispetto  ad altri; oggi sento in me l’ egoismo, che è tipico dei pazienti con sintomatologia dolorosa, e vorrei che “a me per prima” venga tolto o anche solo alleviato con la presenza di una mano calda ed amica, che prendendo la mia mi dicesse : “Eccomi, sono qui per te.  Come posso aiutarti?”.  Talvolta, nonostante tutto ciò che la medicina ufficiale può proporre in termini di molecole, più o meno avanzate, per la risoluzione, temporanea o definitiva della sintomatologia, un mediatore artistico può sostenere il disagio del dolore, rendendolo più tollerabile, innescando così l’ inizio di  un percorso corporeo virtuoso che porta al sollievo prima ed alla guarigione poi. Per quanto riguarda me, sono stati fondamentali  due mediatori che hanno accompagnato momento per momento, la mia dis-abilità, fortunatamente temporanea, che però ha portato in me uno scontro emotivo ed una sua scarsa accettazione, e sono stati la scrittura di un diario emozionale giornaliero e l’ ascolto consapevole della musica.  Entrambi hanno determinato l’ elaborazione del sintomo-dolore e ne hanno reso tollerabile la presenza rendendolo cosciente e consapevolizzando me, che il percorso attraverso questo sintomo è possibile, anche se sgradevole, osservandolo fenomenologicamente, analizzandolo ed accogliendo nel contempo le sensazioni e le percezioni che suscita. Il suggerimento “Accogli…osserva…lascia andare”  è stato il mantra  fondamentale nei momenti peggiori. Per questo non finirò mai  di ringraziare Leo e Francesca.
Maria Pascucci